mercoledì 15 marzo 2017

In guerra per amore di Pif, film di denuncia - sulla mafia nella Sicilia durante la liberazione - mascherato da commedia in costume. Piacevole per alcune cose, ha molte cadute di tono e non sa gestire sempre la mescolanza di generi. #DavidDiDonatello

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film italiano di un "personaggio" molto amato. Questo suo secondo lavoro però non ha avuto il successo (né di critica né di pubblico) sperato.
Mi riferisco a In guerra per amore di Pif.
Ecco la recensione:





In guerra per amore di Pif del 2016. Con Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Stella Egitto, Vincent Riotta, Maurizio Marchetti, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Antonello Puglisi, Samuele Segreto, Mario Pupella, Orazio Stracuzzi, Lorenzo Patané, Aurora Quattrocchi. (99 min. ca.)
1943. Arturo Giammarresi (Pif), è un giovane palermitano emigrato a New York. Lì conosce la bella Flora Guarneri (Leone), promessa sposa al figlio del braccio destro di Lucky Luciano. Dovrà ritornare in Italia, arruolandosi con l'esercito americano verso la Liberazione, per poter chiedere direttamente la mano al padre della ragazza. Si accorgerà che in Sicilia la mafia controlla tutto, anche gli americani...












Film di "denuncia" travestito da commedia in costume.
Efficace, molto intelligente in alcune parti, ingenuotto in altre, con cadute di tono e di stile, con battute sgonfie.
Pif in certi momenti non riesce a destreggiarsi tra i cliché, ma quando ci riesce fa centro ed è duro, salace.
La storia d'amore fa acqua da tutte le parti, ma è il resto ad essere interessante: è una vicenda che non è mai stata raccontata, quella della mafia che riesce a "comprare" tutto, durante la seconda guerra mondiale, che ha dato le basi per la nascita addirittura di certi partiti (DC).
Pif (autore del soggetto e della sceneggiatura, insieme ad altri), riesce a regalare una certa originalità alla vicenda, mescolando finzione e fatti realmente accaduti, facendo un po' il verso ai film americani o italiani ambientati in quell'epoca (alcune scene poi sono in inglese sottotitolate).
Si perde, il ritmo non è sempre costante, c'è un bel mischione di intenti e di generi: molto spesso pare non riuscire a gestirli. Buona la circolarità della narrazione, che riesce a dare più solidità all'opera stessa e arriva al punto.
Il cast è in parte. Alcuni caratteristi sono azzeccati, come Maurizio Marchetti che interpreta Don Calò. Belli gli ambienti e la fotografia peculiare, meno la colonna sonora invadente.
Un film ambizioso, forse troppo, meno sincero rispetto a La mafia uccide solo d'estate*.
Si perde qua e là - alcune sottotrame risultano un po' fini a se stesse -, è confuso e alcune soluzioni narrative sono semplicistiche, tuttavia non è quell'opera orribile che hanno definito in molti.
Da vedere per curiosità (stando al gioco. Gli stereotipi spesso vengono sbeffeggiati, talvolta si ritorcono contro). Consigliato a metà. (Candidato a sette David di Donatello).


*Mia recensione
Voto: **1/2









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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