lunedì 16 gennaio 2017

Io, Daniel Blake di Ken Loach, dramma realistico, dallo stile essenziale che parla di persone che cercano di sopravvivere come possono. Palma d'Oro a Cannes

Oggi vi voglio parlare di un film recente (lo proiettano ancora in alcune sale). Un film di un autore inglese amatissimo e molto considerato.
Mi riferisco a Io, Daniel Blake di Ken Loach.
Ecco la recensione:





Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake) di Ken Loach del 2016. Con Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan, Briana Shann, Kema Sikazwe, Sharon Percy, Micky McGregor. (100 min. ca.)
Daniel Blake (Johns) è un falegname non ancora sessantenne, vedovo, che dopo un problema cardiaco. Ha dovuto lasciare il lavoro e ora cerca un aiuto statale. Per colpa di proforme, moduli da firmare, curriculum da creare anche tramite internet, telefonate mai a buon fine, si trova spaesato. Inoltre proprio per delle vicende burocratiche verrà obbligato a cercarsi un lavoro. In un ufficio comunale farà amicizia con Katie (Squires), una madre di due bambini single disoccupata che si barcamena come può per tirare avanti, anche lei alle strette. 





















Dramma dallo stile essenziale, asciutto ma non privo di momenti toccanti. 
Ken Loach porta in scena la vita così com'è. Fa arrabbiare: lo spettatore assiste impotente alle vicende di questi poveri cristi che non sanno più a chi affidarsi per trovare un lavoro e riprendersi un briciolo di dignità. 
Specchio della Gran Bretagna, ma anche noi italiani ci possiamo riconoscere benissimo (d'altronde anche Ivano De Matteo ne aveva parlato ne Gli Equilibristi*), purtroppo. 
È una dimensione semplice in una Newcastle altrettanto normale. E anche gli attori sembrano persone comuni. Ciò che è interessante infatti, al di là della vicenda in sé, è la direzione degli attori: sono naturali, spontanei, credibili. 
Un film intenso, senza fronzoli (anche nel montaggio), che in effetti potrebbe non essere piaciuto a molti (dato che Loach tende a ripetersi) perché sa di già visto, è scarno e abbastanza prevedibile. Eppure la forza espressiva, narrativa, cinematografica c'è tutta.  
Palma d'Oro a Cannes meritata? Hmmm, forse. 
Da vedere (in lingua originale per godersi il dialetto Geordie e quando si è in vena. Perché è un film sì di persone che si aiutano e dal bel messaggio chiaro, ma anche molto triste e depressivo). Consigliato.

*Mia recensione
Voto: ***1/2






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  
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