sabato 1 ottobre 2016

IN SALA - Café Society di Woody Allen, commedia sentimentale/drammatica che parla di amori e rimpianti tra una Hollywood e una New York degli anni Trenta. Sognante, romantico, nostalgico e di fortissimo impatto visivo. Un ritorno di Allen in grande spolvero

Oggi vi voglio parlare di un film adesso nelle sale. Un film di un autore/regista molto amato, i cui film sono attesi sempre con molto interesse e fermento.
Mi riferisco a Café Society di Woody Allen.
Ecco la recensione:






Café Society di Woody Allen del 2016. Con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell, Blake Lively, Parker Posey, Jeannie Berlin, Stephen Kunken, Sari Lennick, Ken Stott, Corey Stoll, Anna Camp, Paul Schneider, Sheryl Lee, Tony Sirico, Max Adler, Don Stark, Gregg Binkley. (96 min. ca.)
Anni Trenta. Bobby (Eisenberg), ebreo (suo padre è un orafo), da New York decide di trasferirsi a Los Angeles per riuscire a lavorare nel mondo del cinema sfruttando l'aiuto dello zio Phil Stern (Carrell), noto produttore hollywoodiano. Appena riesce a mettersi in contatto con lui, Phil gli fa conoscere Veronica "Vonnie" (Stewart), la sua giovane segretaria perché questa gli faccia da cicerone. Ovviamente Bobby se ne innamorerà. Anche se non sa in che rapporti sono suo zio e la ragazza... 
















Commedia drammatica/sentimentale - e una spruzzata di gangster - che parla di amori vecchi, amori nuovi, ritorni di fiamma. Ma soprattutto di rimpianti. Il tutto con battute (da appuntare) e un contesto ben preciso. 
Allen ritorna in grande spolvero con il suo umorismo ebraico (che in effetti era mancato da qualche tempo a questa parte), i suoi tempi comici (tra l'altro lui è la voce narrante nella o.v.) e quel gusto retrò à la Radio Days e simili. 
Tra una Hollywood classica e sfarzosa e una Manhattan da togliere il fiato (si rivive per qualche secondo una senzazione di déjà vu alla visione del famoso ponte) il protagonista vive delle esperienze che lo segneranno per sempre. La trama è molto semplice, ma - come al solito - il vecchio Woody riesce a presentarla da un punto di vista affascinante e a farla sembrare meno scontata di quanto potrebbe sembrare. 
La regia è solida e i movimenti di macchina sembrano accarezzare gli attori e alcune posizioni della macchina da presa stessa fanno capire con chi si ha a che fare. Incredibile l'uso delle dissolvenze, emblematiche proprio nel poetico e delicato finale (aperto?). Oltre alla cura per i particolari, le incantevoli scenografie di Santo Loquasto (interni ed esterni assolutamente sublimi), enorme importanza ha la magnifica fotografia di Vittorio Storaro che sublima già l'alto valore che da sempre hanno lo sguardo e l'estetica alleniana (ad esempio durante la cena improvvisata al lume di candela, che, per il connubio tra i dialoghi, la scena in sé e appunto, l'uso delle luci, mette i brividi e commuove per la bellezza). Ovviamente il tutto condito da tanto, tantissimo jazz e tanto amore per il cinema (con citazioni, spezzoni di film e lo stile che richiama il periodo). Gli attori sono davvero in forma. Questa volta è Jesse Eisenberg a dover interpretare una sorta di Allen goffo ma al contempo risuluto e sciupafemmine. E lo fa con scioltezza. Davvero convincente senza andare sopra le righe. Bravissima anche Kristen Stewart nella parte di una ragazza acqua e sapone sempre un po' in crisi. Steve Carrell è credibile nel ruolo dell'uomo al comando, senza scrupoli ed egoista. Blake Lively potrebbe davvero essere uscita dagli anni '30. Affascinante. Gli altri fanno la loro. Con una menzione per Sari Lennick che ha un che di Martha Raye (Monsieur Verdoux, Hellzapoppin'), si fa ricordare anche se compare poco o niente. 
Un film sognante e romantico, nostalgico e dolce, che fa tornare lo spettatore per un'ora e mezza indietro nel tempo, facendogli assaggiare il tormento dei personaggi che non riescono a viverlo quel tempo, non come vorrebbero, con gli anni che passano e un altro "Valzer delle candele". 
Senza cercare la lacrima facile, tutto con misura, un tocco leggero e il recupero di una sensibilità che forse, negli ultimi film aveva un po' perso (o che comunque si sentiva meno. Qui l'ispirazione è palpabile). 
E se in alcuni casi la parentesi mafiosa sembra soltanto un diversivo, si capisce poi quanto sia importante per il futuro di Bobby e le scelte che dovrà compiere. 
Piacevole, coinvolgente e una gioia per gli occhi.  Un Woody Allen in grande forma che omaggia i bei vecchi film classici in Techicolor.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2






Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento