venerdì 29 aprile 2016

CULT anni '80 - Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel, film drammatico sui giovani tossicodipendenti nella metà degli anni '70 a Berlino. Crudo, disturbante, nauseante: arriva al dunque e non gira intorno al tema. Bravi gli attori protagonisti, tutti minorenni. Colonna sonora del grandissimo David Bowie (che compare come cameo)

Oggi vi voglio parlare di un film ormai di parecchi anni fa. Un film simbolo - purtroppo o per fortuna - simbolo di una generazione allo sbando.
Mi riferisco a Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel.
Ecco la recensione:





Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Wir Kinder vom Bahnhof Zoo) di Uli Edel del 1981. Con Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Christiane Reichelt, Jens Kuphal, Rainer Woelk, Jan Georg Effler, Daniela Jaeger, Kerstin Richter, David Bowie. (125 min. ca.)
Metà degli anni '70. La quasi quattordicenne Christiane F., figlia di genitori separati (la sorella più piccola va a vivere con il padre, lei rimane con la madre che ha un compagno), comincia a frequentare brutte compagnie nella discoteca Sound e soprattutto inizia a prendere confidenza con varie droghe. Ben presto, dagli acidi passerà all'eroina, spalleggiata anche dal suo fidanzatino Detlef (Haustein). Arriverà perfono a prostituirsi (come Detlef fa già, del resto) per procurarsi i soldi per la droga. Venirne fuori sembrerà quasi impossibile - nonostante un primo tentativo, poco convinto in realtà - ma ci riuscirà. 
































Film drammatico tratto dal libro omonimo (sorta di autobiografia, raccolta di interviste) della stessa Christiane F. (Christiane Vera Felscherinow). 
Molto legato al contesto, all'ambiente e figlio di quegli anni, ha un forte impatto ancora oggi. Ingiustamente accusato di spettacolarizzare l'uso di droghe e di essere addirittura di cattivo esempio per i giovani, è invece importantissimo e di enorme lezione contro l'assunzione di sostanze stupefacenti. 
Girato in modo molto realistico, è crudo, ha scene esplicite, mostra i fatti in maniera brutale, senza girarci troppo. Siringhe piantate sulle braccia, sul collo, sangue che schizza, vomito, crisi d'astinenza ("cold turkey"): Uli Udel non si fa problemi a rappresentare le cose come stanno, soprattutto coinvolgendo dei minorenni (nella finzione, ma anche nella realtà). 
Inoltre mostra il degrado delle zone intorno alla stazione di Berlino (le comparse erano veramente dei tossici), gli effetti devastanti della dipendenza, la mancanza di valori familiari e di vere figure genitoriali capaci di occuparsi dei figli. 
Insomma, pare assurdo che siano state rivolte tante critiche di quel genere: basterebbero soltanto piccoli stralci dell'opera per scoraggiare chi vorrebbe anche solo avvicinarsi a quel mondo. 
Gli attori, a parte le comparse, sono presi dalle scuole e Natja Brunckhorst - che aveva davvero quattordici anni all'epoca - era un'esordiente (ma ha continuato a fare l'attrice e la sceneggiatrice). Tutti molto bravi e credibili. Ruoli difficili da interpretare se non si ha provato sulla propria pelle tutta quella sofferenza. 
Un film suggestivo, disturbante, nauseante per il degrado e l'abbandono (in più forme, come accennato), notturno. 
Deve la sua notorietà anche alla magnifica colonna sonora: vengono utilizzate le canzoni di David Bowie (che ha un cameo nella scena del "suo" concerto a cui assiste la protagonista). 
Beninteso, questo particolare regala fascino però non gli si può dare la colpa di traviare gli spettatori: è semplicemente insito nella circostanza. Diventato subito, giustamente, un cult. 
Da vedere. Consigliato. 


Voto: ***/***1/2





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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