sabato 13 febbraio 2016

Uomini che odiano le donne di Niels Arden Oplev, thriller tratto dal romanzo omonimo e best seller di Stieg Larsson. Film glaciale, ispirato e crudo, con una brava protagonista: Noomi Rapace

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa tratto da un best seller di successo. Un film svedese, ben fatto, realmente appassionante.
Mi riferisco a Uomini che odiano le donne di Niels Arden Oplev.
Ecco la recensione:





Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor) di Niels Arden Oplev del 2009. Con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Lena Endre, Sven-Bertil Taube, Peter Haber, Marika Lagercrantz. (152 min. ca.)
Svezia. Mikael Blomkvist (Nyqvist), giornalista della rivista "Millennium", sotto processo (anche mediatico) per diffamazione dopo aver smascherato le truffe di un imprenditore del luogo, viene assunto per scoprire che fine ha fatto Harriet, la nipote di un anziano del clan dei Vanger, scomparsa da quarant'anni. Lo affiancherà Lisbeth Salander (Rapace), una giovane detective/hacker dal look discutibile (punk) e dalle abitudini sessuali non proprio ortodosse (sotto tutela statale per un passato misterioso. Il tutore poi ne abusa) che aveva, in un primo tempo, dovuto indagare su di lui. Le ricerche si faranno sempre più complicate e porteranno in ogni direzione. 








Il film originale svedese, tratto dal best seller omonimo di Stieg Larsson, è un thriller glaciale come la sua ambientazione (anche la fotografia dai colori cupi e freddi aiuta). 
Dal ritmo costante, ha - ovviamente - scene crude, forti, sadiche, all'apparenza quasi gratuite, ma invece importanti per la storia. Alcune però appaiono finte, un po' telefonate. Bravi i protagonisti. Michael Nyqvist ha la faccia giusta, sebbene in alcuni momenti sembri un po' spaesato. Molto meglio Noomi Rapace, una Lisbeth Salander molto diretta, credibile, ma con meno sfumature rispetto alla versione americana di Rooney Mara. Rimane comunque una bella performance sentita. 
La regia è buona. Probabilmente il difetto maggiore arriva dalla sceneggiatura: meno elaborata di quella scritta da Steven Zaillian per David Fincher. Più grossolana, con più buchi, meno attenzione ai particolari e ai rapporti di causa-effetto. Infatti l'intreccio e la trama in qualche passaggio sono poco chiari, ed anche i personaggi rimangono più incolori, perciò lo spettatore prova meno empatia.
Anche la messa in scena non ha lo stesso impatto.
È decisamente meno potente, però sa coinvolgere e ha il pregio di non perdersi in spiegazioni lasciando un po' di più all'immaginazione. (Il finale però è un po' diverso rispetto al libro).
Tuttavia è valido, coinvolgente, con alcune scene realmente shock e altre toccanti. 
Da vedere (anche per fare il paragone con il remake). Consigliato. 


Voto: ***






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










  



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