sabato 13 febbraio 2016

Millennium - Uomini che odiano le donne di David Fincher, versione americana sempre tratta dal best seller di Stieg Larsson, è un thriller suggestivo, dark e sensuale, scritto, diretto e confezionato in modo impeccabile. Con due protagonisti perfetti (anche se spicca una Rooney Mara trasformista, che si immedesima totalmente in Lisbeth Salander regalando una performance entusiasmante)

Per amor di completezza, vi parlo anche del remake (anzi, della versione americana) di Uomini che odiano le donne*.
Mi riferisco ovviamente a Millennium - Uomini che odiano le donne di David Fincher.
Ecco la recensione:





Millennium - Uomini che odiano le donne (The Girl with the Dragon Tattoo) di David Fincher del 2011. Con Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Steven Berkoff, Robin Wright, Yorick van Wageningen, Joely Richardson, Geraldine James, Goran Visnjic, Donald Sumpter. (158 min. ca.)
Mikael Blomkvist (Craig), giornalista della rivista "Millennium", sotto processo (anche mediatico) per diffamazione dopo aver smascherato le truffe di un imprenditore del luogo, viene assunto per scoprire che fine ha fatto Harriet, la nipote di un anziano del clan dei Vanger, scomparsa da quarant'anni. Lo affiancherà Lisbeth Salander (Mara), una giovane detective/hacker dal look discutibile (punk) e dalle abitudini sessuali non proprio ortodosse (sotto tutela statale per un passato misterioso. Il nuovo tutore poi ne abusa in cambio di assegni che in ogni caso le deve), la quale aveva dovuto indagare precedentemente su di lui. Le ricerche si faranno mano a mano sempre più complicate, coinvolgendo gli altri membri della stessa famiglia. 
























Sorta di remake (o meglio versione americana) - con finale cambiato e fedele al romanzo - tratto sempre dal famoso best seller di Stieg Larsson, è un thriller ad altissima tensione. 
Molto più sensuale (anzi, carnale per meglio dire), più sfacciato, provocatorio ed esplicito (a parte l'aggiunta di una scena di sesso molto realistica, ce n'è una con violenza su un animale che in quello svedese è stata omessa). 
Già i titoli di testa - con Immigrant Song dei Led Zeppeling coverizzata da Trent Reznor e Atticus Ross - valgono la visione e fanno capire la validità dell'opera. Più dark ma anche meno grezza, più curata su tutti i livelli (le scenografie sono fantastiche). 
C'è anche un uso più massiccio - ma non invadente - dei flashback (nell'originale i momenti del passato venivano solo evocati con i dialoghi e mediante le foto ad eccezione dei ricordi della protagonista col padre). Cosa lampante: gli eventi sono spiegati meglio, la sceneggiatura è più elaborata e il risultato è che la progressione dei fatti si capisce meglio, si comprendono maggiormente le motivazioni delle azioni compiute dai personaggi, la cui caratterizzazione è altrettanto perfetta, quasi maniacale. 
Poi, altra differenza non di poco conto per far rosolare pian pianino lo spettatore è il rapporto tra Mikael e Lisbeth che parte più lentamente: soltanto dopo più di un'ora e mezza i due si incontrano, prima vengono presentati - come nell'altro caso, è vero, ma meno di netto - parallelamente. Gli attori sono azzeccati. Daniel Craig è l'incarnazione del suo personaggio: tenebroso, donnaiolo, un po' menefreghista ed egoista (quello di Nyqvist sembrava molto più innocuo): fa poco ma rende molto. La vera sorpresa rimane comunque Rooney Mara (candidata agli Oscar come Migliore Attrice Protagonista quell'anno). La sua Lisbeth è più vulnerabile, con molte più sfumature rispetto alla versione della Rapace. È riuscita a cogliere sia il lato oscuro e violento che il lato più dolce e perfino tenero di un persona che ha avuto un'infanzia e un'adolescenza problematiche e un modo di affezionarsi alle persone alquanto bizzarro (il suo più che un look pare più una maschera per tenere a distanza gli altri, per far paura). Un personaggio imprevedibile, enigmatico, criptico, di poche parole ma dirette (alcune sue risposte sbrigative o atteggiamenti fanno perfino sorridere. L'ironia sottile in questo caso è molto più presente rispetto alla pellicola di Oplev) che lei è riuscita a rendere credibile e sincero. Una immedesimazione totale (con tanto di piercing veri. Ha dovuto imparare anche ad andare in motocicletta), una performance meravigliosa (con un lavoro anche sull'accento più consistente rispetto a Craig) e davvero entusiasmante. Ottimo come sempre Stellan Skarsgård nel ruolo del perfido e sadico. Ambiguo e strisciante Yorick van Wageningen nei panni del tutore di Lisbeth. Detestabile (perciò in parte) Robin Wright. Sempre bello rivedere Christopher Plummer (che con gli anni continua a migliorare). Gli altri fanno la loro. 
Colpisce anche l'uso degli interni: la scelta degli ambienti poi è impeccabile. Così come è impeccabile anche il montaggio. La regia di Fincher sempre così puntuale e solida fa il resto. 
Un film intrigante, più d'impatto, a cui si possono trovare solo due "difetti": l'essere troppo precisino, pulito, dalla classica confezione hollywoodiana sbanca botteghini e il fatto che sia tutto troppo sviscerato, spiegato, mostrato nei minimi particolari, lasciando così meno spazio all'immaginazione. 
Eppure è davvero corposo, ricco di trovate (alcune scene mettono i brividi e sono dei pugni allo stomaco), suggestivo ed avvincente, opera di un autore che sa come maneggiare le storie deviate con serial killer. Ottima la colonna sonora (Sail Away di Enya utilizzata nel contesto di tortura è geniale). Magnifico. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


*Mia recensione
Voto: **** 





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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