mercoledì 17 febbraio 2016

CULT: La rabbia giovane di Terrence Malick, film d'esordio di un autore che pare già mostrare in modo maturo la sua cifra stilistica. Paesaggi indimenticabili e un memorabile Martin Sheen

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un cult diretto da un grande autore, un road movie molto particolare.
Mi riferisco a La rabbia giovane di Terrence Malick.
Ecco la recensione:





La rabbia giovane (Badlands) di Terrence Malick del 1973. Con Martin Sheen, Sissy Spacek, Warren Oates, Ramon Bieri, John Carter, Alan Vint, Terrence Malick. (93 min. ca.)
South Dakota, 1959. Il venticinquenne Kit (Sheen), prima spazzino, poi aiutante in un macello, si affeziona a Holly (Spacek), una quindicenne. Lei cede alle sue lusinghe e si crede innamorata, ma suo padre (Oates) si oppone al rapporto anche quando loro due (anzi, più lui che lei) decidono di partire insieme, così Kit lo uccide. E questo è soltanto uno dei tanti omicidi avvenuti freddamente durante la loro fuga dalla polizia. 

























Esordio dietro la macchina da presa di Terrence Malick (ma l'ha anche prodotto e scritto), per una pellicola davvero inconsueta per lo svolgimento della trama, la caratterizzazione dei personaggi, l'uso dell'ambiente (con una cura particolare per i vari paesaggi, per quegli spazi aperti che ritrae con tanta poesia, cosa che contrasta con il realismo delle scene degli omicidi). 
I protagonisti sembrano senza una vero scopo da perseguire: alienati, soli, annoiati. Holly incapace ancora di capire la vita perché ragazzina; Kit invece squilibrato, che con lucidità ammazza chi intralcia la sua strada, se solo ha il sentore che gli possa rovinare i piani (che poi non ha piani, dato che vive alla giornata). 
Martin Sheen è perfetto con il suo modo di fare pacato ma spaccone. Espressivo e in parte. Sissy Spacek è brava nelle intenzioni ma obiettivamente non è credibile nel ruolo della quindicenne (ne aveva già sui ventiquattro): comunque brava nel fare l'ingenua che però alla fine non ci sta più a seguire il suo uomo nella sua follia. 
Ottimo tutto il resto: la regia di Malick ricorda lo stile di Arthur Penn di Gangster Story (conosciuto anche come Bonnie & Clyde) (anche per il tipo di racconto, certo) anche per gli spari a bruciapelo, la sceneggiatura, il montaggio, il contesto. Ne esce una rappresentazione dell'America e delle nuove generazioni davvero triste, che vive di miti (Kit si atteggia a James Dean e addirittura questo gli viene riconosciuto perfino dai poliziotti. Perciò più che mai "gioventù bruciata" calza come definizione) ma non sa realmente vivere nella società. 
Disillusione totale per un film duro, sincero, con molte sequenze di impatto, che già fa capire la cifra stilistica di un grande autore (anche qui i tempi sono riflessivi, la storia - tratta da un fatto di cronaca degli anni '50 comunque - non è mai scontata anche nella messa in scena, viene mostrato quello che ha in mente il regista, senza seguire precisamente dei canoni). 
Un on the road originale e strambo (sullo stesso andazzo, ma più grottesco e scatenato, un altro film d'esordio dell'anno successivo di un altrettanto famosissimo regista, Steven Spielberg, ossia Sugarland Express. Gioiellino) - inizia come una storia d'amore, tuttavia diviene ben presto altro - che stupisce ancora oggi. (Ottima la scelta dei brani per la colonna sonora). Cult.
Da vedere assolutamente. Consigliato. 


Voto: ****





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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