domenica 31 maggio 2015

CULT anni '80 - (The) Breakfast Club di John Hughes, commedia drammatica per teenager ben costruita e brillantemente recitata che sa unire divertimento ed emozione

Oggi vi voglio parlare di un film famosissimo di parecchi anni fa. Un cult di una (e più) generazione. Una commedia drammatica per teenager.
Mi riferisco a (The) Breakfast Club di John Hughes.
Ecco la recensione:




 
Breakfast Club (The Breakfast Club) di John Hughes del 1985. Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Judd Nelson, Molly Ringwald, Ally Sheedy, Paul Gleason, John Kapelos. (97 min. ca.)
Sabato 24 marzo 1984 alla Shermer High School in Illinois, dalle 7.00 del mattino, Andy (Estevez), Brian (Hall), John (Nelson), Claire (Ringwald) ed Allison (Sheedy) sono costretti a rimanere bloccati in biblioteca sotto l'occhio vigile del preside Richard Vernon (Gleason) per aver combinato qualche bravata nei giorni precedenti. Dovranno anche scrivere un tema piuttosto difficile: "Chi sono io?". Per i cinque ragazzi sarà l'occasione per conoscersi meglio, fare amicizia, confrontarsi e tirare fuori gli scheletri dall'armadio. 























Commedia teen di culto che è stata citata, ripresa, parodiata ed è stata fonte di ispirazione per altri film, serie tv (in Dawson's Creek un episodio è praticamente il suo remake) e addirittura cartoni (nei Simpson in originale la famosa frase "ciucciami il calzino" è "eat my pants". Nella pellicola John pronunciava: "Eat my shorts", il cui significato è esplicito e non ha bisogno di spiegazioni) e a quanto pare ha influenzato più di una generazione. Cosa che appare non così strana dato l'impatto che può avere su un adolescente. O per il tono a metà tra la commedia e il dramma, per gli argomenti trattati, per i personaggi. Sì, ci si può identificare con uno o con l'altro visti gli stereotipi: la snob, il delinquentello ribelle, l'atleta per volere dei genitori, il secchione, la "svitata" che cura poco la propria persona. 
John Hughes (che ne è anche lo sceneggiatore. In seguito l'ha trasformato anche in copione teatrale per le molte richieste di rappresentarlo nelle scuole. E già si prestava). è riuscito a ricreare delle atmosfere intimiste, maliconconiche e farsesche che al contempo divertono, emozionano e fanno riflettere. 
È ben girato, si fa un uso intelligente degli spazi interni e del montaggio. Alcune scene sono veramente memorabili. Ad esempio quando si mettono improvvisamente a ballare o quando cercano di svignarsela dall'aula. 
Gli attori sono più che mai in parte. Credibili, espressivi. Anche loro sono diventati "di culto", facenti parte del gruppo "brat pack" e verranno ricordati sempre e comunque per quest'opera o per quelle (quasi esclusivamente per questa fetta di pubblico) a cui prenderanno parte negli anni successivi. Forse ha pesantemente influito sulla loro carriera futura, visto che dalla seguente decade hanno lavorato pochissimo se non per niente (ad eccezione di Anthony Michael Hall e forse Estevez) e solo ogni tanto vengono menzionati per eventi speciali come gli MTV Movie Awards o agli Oscar (proprio in ricordo del regista appena scomparso). 
Ottima ed indimenticabile colonna sonora. Il tema principale che irrompe fin dai titoli di testa è la canzone Dont You (Forget About Me) interpretata dai Simple Minds. 
Però diciamocelo, è un film sopravvalutato e che ha avuto solo la fortuna di essere realizzato in un determinato periodo e di aver lanciato una sorta di moda, quella delle pellicole serie (o meglio delle commedie drammatiche) per adolescenti e per aver messo in scena le frustrazioni di una generazione (già allora!) in bilico e allo sbando, senza più valori. Tutto ciò è stato sfruttato e sviscerato con convinzione e lucidità ma cinematograficamente parlando non è che ci si trova di fronte ad un capolavoro. Va preso per quello che è. Soltanto così gli si può attribuire il giusto merito. 
Inoltre va visto assolutamente in lingua originale. Le voci sono troppo finte e caricate (da film comico o da commedia sterile, com'era consuetudine) e l'adattamento è ancora peggio: sono state cambiate molte battute (che così non fanno ridere), la lettera all'inizio e alla fine in inglese cambia, in italiano rimane uguale. E cosa più importante, per colpa di questo scempio si perde tutta la profondità di introspezione dei personaggi. Da rivalutare. Consigliato.


Voto: ***








Il trailer:



Don't You (Forget About Me):







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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sabato 30 maggio 2015

Un giorno come tanti di Jason Reitman, thriller (e storia d'amore d'altri tempi) appassionante e ben raccontato. Con due protagonisti - Kate Winslet e Josh Brolin - meravigliosi

Oggi vi voglio parlare di un film recente piuttosto sconosciuto in Italia dato che non è mai uscito nelle sale.
Un thriller che è anche una storia d'amore, diretto benissimo da un valido regista.
Mi riferisco a Un giorno come tanti di Jason Reitman.
Ecco la recensione:





Un giorno come tanti (Labour Day) di Jason Reitman del 2013. Con Kate Winslet, Josh Brolin, Tobey Maguire, Gattlin Griffith, Dylan Minnette, James Van Der Beek, J. K. Simmons, Clark Gregg, Brooke Smith, Maika Monroe, Tom Lipinski, Alexie Gilmore. (111 min. ca.)
Massachusetts, estate 1987. Adele Wheeler (Winslet), madre divorziata, depressa/agorafobica e suo figlio Henry (Griffith) vanno al centro commerciale come ogni mese. Henry viene avvicinato da Frank Chambers (Brolin) un uomo ferito, che si palesa subito come un evaso che vuole nascondersi. Così Adele è obbligata sotto una sorta di minaccia a portarlo a casa sua. Passeranno un weekend insieme non come ostaggi ma come complici. Adele troverà in Frank un compagno, Henry il padre che non ha mai avuto. Intanto la polizia è sulle sue tracce. 

























Tratto dall'omonimo romanzo di Joyce Maynard, è un thriller e al contempo un film sentimentale. Genere inconsueto per Reitman, regista che ha sempre trattato temi un po' più bizzarri, con toni da commedia (indipendente o quasi) e con ambientazioni differenti. 
In questo caso la storia è convenzionale, classico caso di sindrome di Stoccolma con i rapporti che ne conseguono, ma qui tutto viene gestito al meglio, senza abbondare con scene stucchevoli ma andando invece a scavare nel passato dei protagonisti e sul perché hanno così bisogno l'uno dell'altro (ma anche nel caso di Henry e Frank). Le implicazioni psicologiche fanno sì che la vicenda sia più realistica e credibile. 
Lo spettatore proverà - dopo i primi minuti di spaesamento e incredulità iniziale (perché Henry e Adele non hanno urlato qualcosa all'interno del negozio?) - empatia per loro. 
La regia è di polso. Sa cosa dire e come dirlo, la sceneggiatura è altrettanto buona: non sono presenti dialoghi sdolcinati o melensi. 
Bella la fotografia virata sul giallo e il marrone. Inoltre si percepisce la calura estiva asfissiante. 
Il ritmo è ottimo e la tensione costante con i soliti personaggi (il vicino interpretato da J. K. Simmons, la vicina, il poliziotto, James Van Der Beek) ficcanaso che danno quel pizzico di suspense, cercando di rovinare i piani. 
Gli attori sono davvero eccezionali ed arricchiscono la pellicola. Kate Winslet è insensa, silenziosamente erotica e vibrante. Josh Brolin è convincente e affascinante nei panni di un uomo solo all'apparenza rude. Gattlin Griffith è un po' monoespressivo ma ben mostra la paura di un ragazzino che deve affrontare una situazione ambigua. Tobey Maguire è la voce narrante ed Henry da adulto. 
Un film piacevole e realizzato con delicatezza. (Interessanti le scene tagliate, ciononostante è stato fatto un bel lavoro di montaggio) 
Da vedere. Consigliato. (Peccato che in Italia sia uscito solo in DVD).


Voto: ***







Il trailer:









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