giovedì 30 ottobre 2014

L'erba di Grace di Nigel Cole, commedia british sull'arte del "reinventarsi" con una protagonista eccezionale e una spalla altrettanto di livello. Successo al botteghino meritato

Oggi voglio parlarvi di un film non proprio recente ma famosissimo. Divertente, ben scritto e ben recitato, con una protagonista perfetta.
Mi riferisco a L'erba di Grace di Nigel Cole.
Ecco la recensione:





L'erba di Grace (Saving Grace) di Nigel Cole. Con Brenda Blethyn, Craig Ferguson, Martin Clunes,Tchéky Karyo, Jamie Foreman, Tristan Sturrock, Bill Bailey. (93 min. ca.)
Conrnovaglia. Grace Trevethyn (Blethyn) è una donna di mezza età appena rimasta vedova. Il marito, all'apparenza ricco, si è suicidato gettandosi da un aereo senza paracadute e le ha lasciato debiti su debiti. Grace non sa come fare a rimettersi in piedi. Trovare un lavoro le sembra impossibile alla sua età soprattutto dopo aver fatto sempre la bella vita. Ad un certo punto le viene un'idea mentre aiuta a recuperare delle piante di marijuana del suo giardiniere e amico Matthew (Ferguson): coltivarla per venderla. Dovrà stare attenta a non farsi scoprire e cercare i compratori giusti. A Londra si imbatterà in Jacques (Karyo), francese e riuscirà perfino ad innamorarsene. Quando il suo piano sarà destinato ad andare in fumo (in tutti i sensi) si reinventerà come scrittrice. Il libro ispirato alla sua vicenda The Joint Venture (Fumo di Londra in italiano) infatti diventerà un best seller.















Film esile esile che riesce a mescolare la classe della commedia british classica con la commedia moderna un po' più sfacciata non passando comunque mai il limite del buon gusto nonostante il tema trattato.
La regia fa poco se non riprendere i bei paesaggi e lasciare tutto nelle mani della grandissima e adorabile Brada Blethyn, attrice altrettanto di classe per la quale è impossibile non parteggiare. Espressiva, di una simpatia contagiosa, è una Grace perfetta (bella la scena del suo primo spinello, divertentissima quella in cui va a vendere la marijuana nelle strade di Londra vestita di tutto punto e nessuno la considera). Craig Ferguson (anche sceneggiatore e produttore della pellicola. Famoso per un suo talk show con interviste da sbellicarsi) è un fattone più che adulto ma non ancora cresciuto mentalmente che però si reivelerà un ottimo amico per Grace. Interpretazione spontanea ed efficace. Gli altri personaggi e attori di contorno funzionano, sono in parte (anche le vecchiette che si bevono il tè alla canapa).
Film carino, leggero, senza pretese, ma ben fatto. Per passare un'ora e mezza in relax va più che bene.
Da vedere per curiosità (ma l'avrete visto tutti). Consigliato.



Voto: **1/2







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mercoledì 29 ottobre 2014

CULT: Convoy - Trincea d'asfalto di Sam Peckinpah, western moderno su strada con i camion al posto dei cavalli. Personaggi sterotipati per un divertissement strambo e godibile

Oggi vi voglio parlare di un film cult. Un on the road di un grande autore. Ma anche un divertissement da non prendere troppo sul serio.
Mi riferisco a Convoy - Trincea d'asfalto di Sam Peckinpah.
Ecco la recensione:




 
Convoy - Trincea d'asfalto (Convoy) di Sam Peckinpah del 1978. Con Kris Kristofferson, Ali MacGraw, Ernest Borgnine, Burt Young, Madge Sinclair, Franklyn Ajaye, Brian Davies, Seymour Cassel, Cassie Yates. (106 min. ca.)
In Arizona, Anatra di Gomma (Kristofferson) camionista conosciuto nell'ambiente, viene fermato inseme ai suoi amici Spider Mike (Ajaye) e Maialotto (Young) dallo Sceriffo Papà Orso (in originale Cottonmouth, Mocassino d'Acqua) Lyle (Borgnine) e multato. Da allora cominceranno a vendicarsi innescando dapprima una rissa in un bar e poi fuggendo ad alta velocità e infrangendo tutte le leggi stradali. Finirà male (per la polizia).


















Un film sperimentale ispirato dalla canzone country Convoy di C. W. McCall del 1975.
Come è stato detto, è un film piuttosto sperimentale. Ossia un western moderno su strada con i camion al posto dei cavalli (e in effetti compare anche la famosa centrale dello Sceriffo).
Il risultato è alquanto strano.
Belle panoramiche e carrellate dei paesaggi del sud degli Stati Uniti e del Messico, tanta azione, fughe e inseguimenti dall'inizio alla fine, una storia d'amore scialba e infilata senza troppe moine. Ci sono tutti gli ingredienti di un western in effetti.
Un on the road senza pretese, divertente ma anche banale, un divertissement con il cattivone che alla fine si fa anche una bella risata.
Kris Kristofferson è perfetto nel ruolo del rozzone intrepido e sbruffone ma tuttavia sensibile, Borgnine è altrettanto in parte: con una faccia come la sua è difficile non esserlo. La MacGraw relegata in un ruolo scialbissimo e non memorabile.
Un film dal linguaggio colorito (in lingua originale come doppiato. E in questo caso il doppiaggio è azzeccato, con voci un po' troppo caratterizzate ma decisamente adeguato allo spirito della pellicola) semplice semplice ma con alcune sequenze realmente suggestive con i camion che spazzano via case, auto della polizia, la centrale di cui sopra e si fanno strada nella polvere.
Nel suo piccolo davvero un cult.
Da vedere assolutamente. Consigliato.


Voto: ***











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martedì 28 ottobre 2014

La prima cosa bella di Paolo Virzì, commedia drammatica buonista con scene create appositamente per far piangere il pubblico. Una delle poche vere sorprese è Stefania Sandrelli finalmente in parte e non moscia

Oggi vi voglio parlare di un film italiano di pochi anni fa. Molto coinvolgente, ben recitato anche (non da tutti a dire il vero), ma molto furbo. E' questo il motivo per cui non mi ha convinto a pieno.
Mi riferisco a La prima cosa bella di Paolo Virzì.
Ecco la recensione:





La prima cosa bella di Paolo Virzì del 2010. Con Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Dario Ballantini, Paolo Ruffini, Isabelle Adriani, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi, Francesco Rapalino, Isabella Cecchi, Sergio Albelli, Fabrizia Sacchi, Emanuele Barresi, Bobo Rondelli. (116 min. ca.)
Bruno Michelucci (Mastrandrea) è un insegnante in un istituto alberghiero e dipendende da droghe e farmaci. Viene a sapere all'improvviso - visti i rapporti ormai inesistenti - dalla sorella Valeria (Pandolfi) che la madre Anna (Sandrelli), una ex attricetta molto bella (da giovane la Ramazzotti) e di facili costumi, è in fase terminale di malattia. A quel punto, per forza di cose, dovrà riallacciare le relazioni con la famiglia e vedrà riaffiorare i fantasmi del passato.






















Commedia drammatica dalla trama molto banale che sa di déjà vu e non aggiunge niente al panorama cinematografico.
Molte scene sono realistiche e toccanti ma anche troppo furbe: si viene colpiti allo stomaco ed è impossibile rimanere indifferenti. Così ci piange senza ritegno. Un colpo basso ben assestato ma pur sempre creato a tavolino.
Di contro però c'è una Stefania Sandrelli che non ti aspetti. E' lei la sorpresa della pellicola. Credibile, in parte e, nonostante il personaggio, non moscia come al solito neanche nella voce. La migliore del gruppo sicuramente.
Micaela Ramazzotti indefinibile (sembra stia sempre leggendo). Mastrandrea simpatico ma la sua espressione sempre stralunata e indifferente (giustamente) dopo un po' rende poco entusiasta anche lo spettatore. La Pandolfi è stata forse più brava e in parte (si veda l'ultima scena straziante) ma si mangia troppo le parole. Anche in questo senso Virzì ha sbagliato: ha fatto calcare gli attori troppo sul livornese (va bene che lo è anche lui, ma così è esagerato). Marco Messeri è sempre in gamba come caratterista.
Molte volte non si capiscono frasi intere e, cosa più grave, così a volte i personaggi sembrano macchiette. L'uso delle canzoni (in particolare quella omonima del titolo) è appropriato ma ancora una volta poco spontaneo, studiato per far emozionare lo spettatore.
Anche la regia tecnicamente parlando non è questo granché ma tutto sommato sufficiente.
Il montaggio dei vari flashback poco incisivo (i flashback stessi poi sono realizzati alla buona e recitati non troppo bene).
Risate a denti stretti e lacrime per un film falso, buonista, drammone strappalacrime fine a se stesso e acchiappa pubblico ma che sicuramente può piacere e lì per lì si fa guardare senza momenti di noia. Consigliato a metà.


Voto: **1/2









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