mercoledì 17 dicembre 2014

Tutti i santi giorni di Paolo Virzì, commedia fresca, simpatica e tenera che strizza l'occhio ai piccoli film indipendenti con due ottimi protagonisti. Davvero una sorpresa

Oggi vi voglio parlare di un film italiano piuttosto recente che mi ha colpito per la semplicità, la dolcezza: è riuscito a parlare di argomenti delicati senza prendere posizione.
Mi riferisco a Tutti i santi giorni di Paolo Virzì.
Ecco la recensione:





Tutti i santi giorni di Paolo Virzì del 2012. Con Luca Marinelli, Thony, Micol Azzurro, Frank Crudele, Claudio Pallitto, Giovanni La Parola, Robin Mugnaini, Fabio Gismondi, Benedetta Barzini, Katie McGovern. (102 min. ca.)
Guido (Marinelli), livornese, è un portiere di notte, colto e appassionato di letteratura e storia antica e Antonia (Thony), siciliana, cantante e impiegata all'autonoleggio stanno insieme da sei anni e convivono a Roma. Lui ha un rapporto bellissimo con la famiglia, lei non parla più con i suoi. Adesso vogliono un figlio. Ci proveranno in tutti i modi consultando luminari bigotti e medici all'avanguardia. Niente. E intanto il loro rapporto inizierà a raffreddarsi.























Basato sul romanzo La generazione di Simone Lenzi, è una commedia che strizza l'occhio ai film indipendenti americani o comunque stranieri (sulla scia di Once* di John Carney): anche la musica indie/cantautorale richiama quel genere.
Fresca, simpatica, con molti momenti comici e divertenti ed altri prevedibili e telefonati, sa giostrarsi con la storia senza mai annoiare (anche se il rischio ripetitività era dietro l'angolo).
La sceneggiatura (di Francesco Bruni, Virzì e dello stesso Lenzi) è solida e ha quel tocco di leggerezza che rende godibile anche le situazioni che sarebbero potute risultare un po' imbarazzanti. Virzì - che non si può dire non abbia sperimentato varie generi - è riuscito a cogliere questa delicatezza e a dirigere benissimo gli attori e anche le sottotrame (cosa non scontata) facendo anche un bellissimo (si fa per dire, date le circostanze) ritratto di una certa classe sociale.
I due protagonisti sono bravissimi: in particolare Luca Marinelli è eccezionale a fare il bravo ragazzo ad ogni costo (rimettendoci anche). Un bonaccione mezzo genio e colto davvero affascinante e credibile anche nel portamento (era stato convincente anche nel ruolo di Mattia ne La solitudine dei numeri primi* di Saverio Costanzo). Un livornese perfetto (lui in realtà è romano, quindi è stato doppiamente bravo) e spontaneo. Anche Federica Victoria Caiozzo (in arte Thony, compositrice dei brani della colonna sonora) è in gamba: forse un po' meno naturale ma molto semplice e adatta a fare la testarda/simpatica/detetestabile.
I cliché - come in ogni pellicola di Virzì - ci sono ma vengono utilizzati benissimo.
E come sempre, ma in questo caso erano necessarie e non proprio fini a se stesse, ci sono scene di sesso.
Un film sull'amore e sui rapporti di coppia forse un po' ingenuo ma molto dolce e delicato. Commovente senza pigiare il pedale della lacrima facile. Piacevole. Uno dei punti più alti del regista.
Da vedere. Consigliatissimo.

*Mie recensioni

Voto: ***1/2









Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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