lunedì 10 novembre 2014

A Dangerous Method di David Cronenberg. Tema interessante della psicoanalisi, confezione elegante per un film con una sceneggiatura scarna e una protagonista involontariamente ridicola. Passo falso per il grande regista

Oggi voglio parlarvi di un film di un autore che io stimo che però qui mi ha molto deluso.
Il tema trattato poteva essere molto interessante ma è stato raccontato un po' superficialmente. E la protagonista femminile è oscena.
Mi riferisco a A Dangerous Method di David Cronenberg.
Ecco la recensione:





A Dangerous Method di David Cronenberg del 2011. Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sarah Gadon. (99 min. ca.)
All'inizio del 1900 a Zurigo, Carl Gustav Jung (Fassbender) è un giovane psicoanalista affascinato dagli studi di Sigmund Freud (Mortersen). Farà la conoscenza di Sabina Spielrein (Knightley), studentessa laureanda in psicoanalisi dapprima come paziente - la ragazza è schizofrenica e, per colpa del padre violento, ha una sessualità disturbata che la porta a provare piacere nell'essere umiliata e sottomessa - poi come amante. Grazie a lei potrà avere uno scambio epistolare con il suo mentore Freud per l'appunto, dal quale si distaccherà per visioni opposte. L'amore per Sabina invece lo segnerà.



































Film biografico basato sul libro Un metodo pericoloso di John Kerr, è affascinante soprattutto per l'ambientazione, le scenografie, la fotografia, i costumi. Tutto è molto curato ed elegante. E ovviamente l'argomento è intrigante.
Ciò che invece non convince è la sceneggiatura un po' troppo scarna (di Christopher Hampton che ha rielaborato il suo dramma teatrale The Talking Cure) e con qualche buco.
Inoltre è un po' difficile da seguire se non si conoscono gli studi dei due dottori e la scelta di usare in gran parte la voce fuori campo, dialoghi fitti e molto spesso inconcludenti, non aiutano.
Michael Fassebender e Viggo Mortensen sono bravi ma si impegnano al minimo, Keira Knightley sfoderando tutta una serie di espressioni sofferenti da deviata o di piacere è inguardabile e in alcuni casi anche ridicola. In una parola: insopportabile. Vincent Cassel appare nella parte piccolissima di Otto Gross, un psicoanalista dedito all'uso di stupefacenti e contrario al pensiero di Freud.
Nonostante sia girato bene e abbia una durata breve (evitando così prolissità che avrebbero messo ancora più in difficoltà sia lo spettatore che lo stesso regista) è sicuramente un Cronenberg minore, che non riesce a sfogare appieno la sua creatività e la sua solita follia rimanendo in superficie, troppo distaccato. Un'occasione sprecata.
Da vedere per curiosità.


Voto: **1/2










 Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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