venerdì 10 ottobre 2014

La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, film tratto dal romanzo omonimo di Paolo Giordano (autore del soggetto e collaboratore della sceneggiatura con il regista), è un film particolare, interessante, che dà alla vicenda delle venature dark ed è raccontato come un sogno. Sottovalutato

Oggi volevo parlarvi di un film piuttosto recente che ha diviso critica e pubblico.
Era stato fischiato alla Mostra del Cinema di Venezia. Io stessa l'avevo snobbato e poi, dato che il suo autore è ritornato sulla scena con una nuova pellicola che invece è piaciuta molto, ho deciso di recuperarlo. Ed ho fatto bene poiché mi è piaciuto molto.
Mi riferisco a La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo.
Ecco la recensione:





La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo del 2010. Con Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Martina Albano, Arianna Nastro, Tommaso Neri, Vittorio Lomartire, Aurora Ruffino, Giorgia Pizzo, Isabella Rossellini, Maurizio Donadoni, Roberto Sbaratto, Giorgia Senesi, Filippo Timi, Andrea Jublin. (118 min. ca.)
Storia di Mattia e Alice: si conoscono da adolescenti e mantengono il rapporto tra alti e bassi per diciotto anni tra segreti taciuti e problemi esistenziali irrisolti. Sono anime gemelle, si capiscono, si comprendono anche stando in silenzio. Cosa riserverà il futuro per loro?



















Tratto dal best seller omonimo di Paolo Giordano (che ha scritto il soggetto e ha curato anche la sceneggiatura insieme al regista), è un film particolare e interessante nella struttura narrativa. Infatti la destrutturazione del romanzo rende meno scontata e sicuramente più avvincente la trama. L'inquietante inizio con la musica altrettanto suggestiva fa entrare subito in un clima di taciuta sofferenza del protagonista, il quale deve sempre farsi carico della sorella Michela affetta da autismo. Stessa cosa con Alice, colpevole soltanto di essere bambina in una casa con un padre tirannico che la vorrebbe già grande e una madre assente. Brevi istanti che fanno inquadrare i personaggi.
Prosegue alternando infanzia-adolescenza-età adulta con intelligenza nonostante alcune parti siano state condensate, altre tagliate insieme ai personaggi poco importanti.
Il finale, funzionale, è però ambiguo in quanto più positivo - in un certo qual modo - di quello del romanzo.
Poco convincenti invece le scene dei sogni di Alice (una Rohrwacher scheletrica), non presenti nel libro: troppo surreali, oniriche (rendono l'idea del disagio della protagonista ma sembrano piazzate lì per errore) e un po' pesanti.
Buono il fatto che non si parli esplicitamente dell'anoressia di Alice ma soltanto accennata tramite inquadrature del corpo (assolutamente meglio che averne parlato superficialmente poi abbandonando l'argomento come succede nel romanzo).
Bravi gli attori. Tutti i Mattia sono credibili e somiglianti fra loro (a parte l'accento degli adolescenti. Dovrebbero essere di Torino ma hanno l'accento siciliano), un po' più scialbe le attrici che interpretano Alice. Sì, anche la Rohrwacher non è un granché: si mangia le parole e ha una parte relativamente facile. Tanto di cappello per il dimagrimento ma non bastano la dolcezza e il trucco che cola a farla diventare bravissima. Certo, è meglio di una gran parte delle nostre attrici italiane, ma ci vuole poco.
Convincente anche Isabella Rossellini (perciò vuol dire che Costanzo sa dirigere bene). Bravi e molto spontanei anche tutti gli altri. Odiose al punto giusto le amiche di Alice.
Un'opera che soffre un po' della provenienza letteraria, che cerca di andare un po' fuori dai binari a volte riuscendoci, a volte meno (diventando così pretenziosa, meccanica e troppo citazionista), mescolando audacemente generi (thriller, drammatico-adolescenziale) e toni senza sapere dosarli sempre bene.
A parte questi difetti, è un film ben realizzato, mai noioso e con un ottimo montaggio che gli conferisce un ritmo sempre teso. Addirittura preferibile al sopravvalutatissimo romanzo.
Belle le musiche di Morricone, Goblin e Mike Patton (a volte però troppo prevaricanti sulle immagini). Cameo ambiguo e inutile di FIlippo Timi.
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***









Il trailer:









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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