mercoledì 1 ottobre 2014

28 giorni di Betty Thomas, commedia drammatica che affronta il tema della dipendenza con la giusta leggerenza ma che scade presto nei cliché e nel patetico. Bravina la Bullock (il ruolo è cucito addosso a lei e si vede) per un prodotto commerciale medio non del tutto da buttare (in parte sì però)

Oggi vi parlerò di un film di qualche anno fa un po' deludente (seppur abbia qualche guizzo qua e là).
Mi riferisco a 28 giorni di Betty Thomas.
Ecco la recensione:





28 giorni (28 Days) di Betty Thomas del 2000. Con Sandra Bullock, Dominic West, Viggo Mortensen, Elizabeth Perkins, Azura Skye, Steve Buscemi, Alan Tudyk, Mike O'Malley, Marianne Jean-Baptiste, Reni Santoni, Diane Ladd, Margo Martindale. (104 min. ca.)
Gwen (Bullock) è una giovane donna alcolizzata e dipendente da farmaci che non vede il suo problema ma anzi si diverte insieme al fidanzato Jasper (West) finché non rovina il matrimonio alla sorella Lily (Perkins) e finisce con l'auto dentro una casa. A quel punto viene costretta alla riabilitazione in un centro. Sulle prime sarà diffidente, scontrosa, non accetterà la privazione delle sue dipendenze e farà fatica a creare un legame con gli altri. Poi, poco a poco riuscirà a migliorare, a cambiare stile di vita e il modo di approcciarsi con le persone. 














Film in bilico tra commedia e dramma (quindi è una commedia drammatica) che racconta in modo semplice i problemi di una persona problematica e sola affrontando, per l'appunto, temi delicati con la giusta leggerezza. 
Tende ad essere superficiale in qualche dato che è un prodotto commerciale, rivolto ad un grande pubblico, ma arriva al dunque pur utilizzando cliché e tragedie dietro l'angolo. 
Però il fatto che non ci sia un happy end e si punti sulla redenzione della protagonista (troppo frettolosa e facile a ben vedere) - che riesce a prendere in mano la sua esistenza e ad accettarsi per quello che è - rende più piacevole e realistica una trama che, negli ultimi venti minuti, diventa moscia, prevedibile e leggermente patetica (la sorella che tutto d'un tratto va a trovarla quando invece poco tempo prima l'aveva insultata pubblicamente). 
La regia non è niente di eccezionale (i flashback sono irritanti e servono solo a giustificare superficialmente gli errori di Gwen) ma gli attori sono diretti bene e la Bullock non è male, sa donarsi nel modo giusto, senza strafare. Viggo Mortensen fa poco e niente ed è stranamente poco espressivo; Dominic West qui fa le prove per il personaggio di McNulty della serie The Wire: anche lì era alcolizzato e un po' spostato (anche se alla fin fine sensibile); Elizabeth Perkins ha due scene madri piuttosto incolori. Steve Buscemi è sempre in gamba; Diane Ladd quasi non si vede. Margo Martindale è una brava caratterista (è un bene che sia stata "riabilitata" con I segreti di Osage County* nel quale ha un ruolo chiave). C'è anche la Jean-Baptiste, la figlia di Brenda Blethyn in Segreti e bugie*. Carina Azura Skye che è identica a Drew Barrymore e fa una parte alla Drew Barrymore per l'appunto. 
Pellicola che scorre bene - sicuramente non un capolavoro - ma che non punta necessariamente alla commozione quanto alla riflessione (seppur spicciola). Un prodotto medio senza pretese.
Da vedere per curiosità, non fondamentale.

* Mie recensioni

Voto: **1/2







Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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