venerdì 19 settembre 2014

ANTEPRIMA: Maputo - A low budget dream di Mario Martinazzi. Film documentario che riesce con facilità ad addentrarsi e a coinvolgere lo spettatore in luoghi desolati, realizzando un ritratto suggestivo e pieno di contrasti

Oggi vi voglio parlare di un'anteprima. Un'anteprima di un film documentario che ho avuto l'onore il piacere di vedere qualche mese fa mentre stava partecipando (vincendo anche) a vari festival.
Si tratta di Maputo - A low budget dream di Mario Martinazzi.
Ecco la recensione:





Maputo – A Low Budget Dream di Mario Martinazzi del 2014. (68 min. ca.)
Film documentario che mescola fiction ad interviste e immagini prese nella location in questione, ossia Maputo e provincia della stessa (in Mozambico), nelle quali povertà abissale e ricchezza (per pochi eletti) si contrappongono in un ritratto suggestivo e pieno di contrasti. 
Narratore è Mambucho, un artista, che in un'arena ormai abbandonata a se stessa, fa da filo conduttore diventando altresì parte integrante di una storia che non lascia troppa speranze per il futuro.
Tanti i temi trattati: la miseria e la povertà, gli artisti (cantautori come Eloy, una giovane attrice, lo stesso Mambucho che vorrebbe diventare regista) che non riescono a sfondare e avere visibilità anche se ci sperano con tutte le loro forze, l'HIV e l'AIDS che mietono vittime e alzano il tasso di mortalità anche infantile. 
In tutto questo, Mario Martinazzi, regista/sceneggiatore/montatore/compositore classe 1982, nato a Brescia, riesce a fare un lavoro egregio. Le riprese sono ferme e non traballanti nonostante l'uso massiccio di camera a spalla, le immagini e la fotografia sono nitide con colori e luci che ben riescono a creare suggestione e a coinvolgere lo spettatore come se si trovasse insieme a lui in quei precisi istanti.
Ottimo il lavoro di montaggio alternato - anche durante le interviste – che mostra cosa gli interlocutori stanno parlando, rendendo meno pensante il tutto e collegando ciò che verrà dopo, ottenendo una composizione realmente bella da guardare.
Interessante anche la colonna sonora costituita dalla musica locale (di Eloy e un suo amico ad esempio. E alla fine ascoltiamo e vediamo delle donne cantare vestite con il tipico abbigliamento), musica classica/opera e dei brani di musica minimale dello stesso regista.
Tirando le somme, si può dire che ci troviamo davanti ad un'opera che è un buon compromesso tra arte, creatività e documento educativo. 
Speriamo venga distribuita a dovere.


Voto: ****















Il trailer:












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