venerdì 11 luglio 2014

Keane di Lodge Kerrigan tutto sulle spalle di un formidabile Damian Lewis (Homeland) per un thriller claustrofobico e paranoico indipendente su un padre che va in cerca di una fantomatica figlia scomparsa

Oggi vi voglio parlarvi di un film indipendente con un ottimo protagonista. Un piccolo film piacevole e teso.
Mi riferisco a Keane di Lodge Kerrigan.
Ecco a recensione:




Keane di Lodge Kerrigan del 2004. Con Damian Lewis, Abigail Breslin, Amy Ryan. (100 min. ca.)
William Keane (Lewis) è un uomo affetto da schizofrenia (o comunque con qualche disturbo mentale, forse da bipolarismo. Non viene mai detto esplicitamente) che vaga per la metro di Manhattan cercando e chiedendo ai passanti se hanno visto la figlia di sette anni, scomparsa da qualche mese. Vive in uno squallido albergo e fa avanti ed indietro ogni giorno, parlando da solo, dando sfogo a pianti e crisi varie. Saltuariamente si fa di cocaina e lo si vede avere un rapporto sessuale con una sconosciuta in un nightclub. Nel frattempo, in hotel, conosce Lynn (Ryan) e sua figlia Kira (Breslin) della stessa età della figlioletta. Pagherà per loro anche una quota d'affitto e riuscirà a passare dei bei momenti insieme alla bambina (che gli verrà affidata per un giorno dalla stessa Lynn perché questa va a trovare il merito e si informa per poter tornare a casa). Tenterà di rapirla, poi di lasciarla da sola a perdersi. Alla fine dovrà fare i conti con se stesso, con il suo senso di responsabilità e con l'affetto che prova per la stessa Kira. 


























Film thriller anomalo a bassissimo costo, girato in trentadue giorni con camera a spalla in ambienti pieni di gente che per forza di cose doveva passare e che a volte rovinava le scene (che perciò venivano ripetute mille volte). 
Molto realistico, claustrofobico e recitato divinamente da Damian Lewis, che anche qui, come nella serie Homeland, si trova a suo agio in ruoli ambigui e malati. La facilità con cui interpreta Keane è sbalorditiva. Passa dal pianto al sorriso, si dimostra un momento prima inquietante e inaffidabile e un momento dopo lo si vede riuscire a badare a Kira (Abigail Breslin era ancora carina): straordinario e credibile, da brivido. 
La storia rimane aperta a più interpretazioni: scapperà con la bambina o la riporterà dalla madre? Un altro quesito che lo spettatore si pone è la veridicità della scomparsa della figlia Sophie: lo vediamo che raccoglie articoli di giornale, lo vediamo/sentiamo anche telefonare a casa di una donna; lui stesso nelle sue farneticazioni ripete di avere una figlia ma non si sa se sia vero o se sia solo frutto della sua mente. Che sia una persona sola però è appurato. Una persona che vuole sentirsi utile e (forse) vuole cercare di esorcizzare la perdita della fantomatica figlia. Un uomo che si sente diverso per la sua malattia e fa di tutto per sembrare normale agli occhi degli altri ma non sempre ci riesce. 
E' una pellicola semplice ma che per i motivi di cui sopra si capisce che è stata realizzata con cognizione di causa. 
Ovviamente senza un attore come Lewis perderebbe molto (inoltre è praticamente sempre sullo schermo ed è riuscito a dare talmente tante sfumature ad un personaggio che sulla carta di sicuro sarà stato più piatto), però il regista ha polso e anche se la sceneggiatura non è niente di che - semplicissima, minimale -, riesce a creare una suspance che convince. 
Brava anche la sempre poco lodata Amy Ryan in un piccolissimo ruolo ma interpretato con la giusta sensibilità. 
Qualche scena forte per sesso, uso di droga e linguaggio pesante (nonché per le crisi di William). Prodotto da Steven Soderbergh. 
Da vedere anche soltanto per curiosità. Consigliato. 


Voto: ***1/2 (Per l'impegno)







Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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