mercoledì 30 luglio 2014

Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, film suggestivo, affascinante (i paesaggi sono splendidi così come è splendida la fotografia) e triste con due protagonisti perfetti (Debra Winger e John Malkovich)

Oggi faccio uno strappo alla regola e vi posto un'altra recensione di un film che mi è piaciuto molto. Non un capolavoro ma molto affascinante. Anche questo un cult.
Mi sto riferendo a Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci.
Ecco la recensione:

 



Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) di Bernardo Bertolucci del 1990. Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett, Paul Bowles, Timothy Spall, Eric Vu-an, Amina Annabi, Philippe Morier-Genoud, Nicoletta Braschi. (132 min. ca.)
Nel 1947 due viaggiatori (si definiscono così, non "turisti") Port Moresby (Malkovich) e Kit (Winger), sua moglie, arrivano a Tangeri e viaggiano per il deserto del Sahara. Con loro c'è anche George Tunner, amico della coppia. Quest'ultimo avrà una breve avventura con Kit (mentre Port andrà con una prostituta). Port si ammalerà di tifo e morirà nel forte della legione straniera. La moglie partirà subito, da sola (dato che Tunner era stato allontanato da Port) e diventerà l'amante di un tuareg (Vu-an) che le aveva offerto ospitalità. Sarà costretta ad andarsene dalle di lui mogli. Verrà ricoverata in ospedale per disidratazione e quando, con l'aiuto dell'ambasciata, sarà ricondotta a Tangeri, dove ad aspettarla ci sarà Tunner, lei si dileguerà. Il suo futuro sarà incerto. 


























Ottimo e suggestivo film tratto dal romanzo di Paul Bowles (il narratore nella versione originale, ma che comunque appare personalmente [SPOILER] anche alla fine), con scenari mozzafiato, ambientazioni perfette quasi documentaristiche sulla vita dei nomadi e dei Tuareg del deserto (che hanno collaborato e si sono fatti riprendere senza problemi, recitando anche). 
Buona la sceneggiatura. Ottima ovviamente anche la fotografia che riesce a catturare l'essenza dei posti (le scene di nottte, con la luna e i cammelli in viaggio sono incantevoli). 
Anche la regia sonda senza timori i luoghi dei protagonisti. I tempi dilatati ma sempre molto tesi per via delle varie vicissitudini della coppia permettono di non annoiare lo spettatore ma altresì di conoinvolgerlo. 
Tanto fanno anche i protagonisti diretti benissimo: John Malkovich è il solito personaggio affascinante e ambiguo e lui riesce sempre a caratterizzarlo e a farlo suo. Debra Winger (ma non è una sorpresa) è strepitosa: da un lato fortissima, dall'altro vulnerabile: la sua è una interpretazione con molte sfumature (incredibile quando piange e implora al capezzale del marito), ma mai sopra le righe, sempre molto centrata. Inquietante il ruolo del viscido turista con madre al seguito (Bennett), interpretato da Spall. All'inizio possiamo notare anche Nicoletta Braschi in un piccolo "cameo" (fortunatamente non parla). 
Stupenda la colonna sonora con brani tradizionali ma soprattutto per il famosissimo tema portante - ancora una volta - di Ryuichi Sakamoto. 
Una pellicola che lascia senza speranza. Sia i protagonisti che i personaggi (un po' troppo stereotipati in effetti) intorno a loro non riusciranno ad essere felici. Però è ben realizzata (il finale aperto potrebbe risultare frustrante per il pubblico), molto affascinante ed emozionante.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. (Anche questo film di Bertolucci è diventato subito un cult). 


Voto: ***1/2











Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Quando Bertolucci azzecca il film (a volte ha fatto delle emerite schifezze, come "The Dreamers" ... ma questo è un altro discorso) tutto gira benissimo intorno a una idea semplice semplice.
    Nel caso de "Il tè nel deserto" l'idea è: "Tante volte scopri quanto è importante una persona quando l'hai persa... oppure è troppo tardi per recuperare".
    Quanto è brava Debra non lo devo dire certamente io... ma qui ha spaccato il film, come e più dello stesso Malkovich.
    Io sono andato a vedere il film pensando a "Tea in the Sahara" l'ultima canzone dell'ultimo LP dei The Police (il gruppo fondato da Sting) e basata sullo stesso libro di Bowles da cui Bertolucci ha fatto il film.
    Io - ancora oggi - sono profondamente innamorato della musica dei Police ❤❤ e in quella canzone c'era molto del film: echi lontani di suoni su uno sfondo di malinconia e tristezza.
    Così il film è un viaggio simbolico dell'anima verso i nostri "deserti" spirituali, quelli che ti fanno scoprire quanto siano necessari gli altri nella nostra vita... e in particolare quelle persone che ci hanno amato, anche se - magari - in un tempo lontano.
    Poi, il pessimismo di Bertolucci rende bene, benissimo quell'ansia di amore di cui tutti soffriamo e quella desolazione che viene dalla consapevolezza di aver perso per sempre chi ci ha amato e quelli che abbiamo amato.
    È uno dei miei film preferiti... l conosco a memoria perché l'ho visto almeno 100 volte in originale americano, cosa che permette di apprezzare la recitazione di Malkovich e di Winger.
    Voto 10. Non metto la lode... perché avrei voluto da Bertolucci un finale ottimista, con una riapertura alla vita da parte di Kit... ma se uno nasce tondo non muore quadrato.
    Insomma, si finisce il film con questa sensazione di tristezza e di malinconia... come di qualcosa che sai che non tornerà più.

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