venerdì 13 giugno 2014

Piccoli CULT: Il lungo viaggio verso la notte di Sidney Lumet, teatro filmato di gran classe con un gruppo di attori fantastici (su tutti Katharine Hepburn)

Oggi vi voglio parlare di un film molto particolare diretto da un grandissimo regista. Vero e proprio teatro filmato, presentato a Cannes nel 1962, tutti gli interpreti (donne e uomini al completo) hanno vinto il premio per l'interpretazione.
Mi riferisco a Il lungo viaggio verso la notte di Sidney Lumet.
Ecco la recensione:




Il lungo viaggio verso la notte (Long Day's Journey into Night) di Sidney Lumet del 1962. Con Katharine Hepburn, Ralph Richardson, Jason Robards, Dean Stockwell. (174 min. ca.)
In una giornata nebbiosa la famiglia Tyrone si ritrova a passare del tempo a parlare e ad ubriacarsi. Ne usciranno a pezzi, sputandosi veleno, condannandosi l'un l'altro, insultandosi, mettendo a nudo le loro debolezze. Il padre Jason Tyrone Sr. (Richardson) è un attore di fama in fase decadente, la madre Mary è una morfinomane (dopo la nascita del secondogenito), il figlio maggiore Jamie (Robards) è un alcolizzato fallito, il figlio minore Edmund (Stockwell) è un ex marinaio e scrittore tisico. 














Tratto dalla pièce teatrale di Eugene O'Neill, è senza dubbio teatro filmato - cosa che i detrattori ritengono un difetto - con dialoghi pomposi, scene madri, gesti ampi, dialoghi fitti e declamati. 
In tutto questo, la regia di Sidney Lumet riesce a far percepire il senso di claustrofobia, la desolazione del posto, il dolore dei personaggi, talvolta soffermandosi sui volti con primi e primissimi piani. Gli attori poi ci sguazzano benissimo: Katharine Hepburn, da sempre considerata troppo teatrale nei modi, ecc... (non dalla sottoscritta che la ama e la venera), qui è molto a suo agio (anche se, ancora una volta, qualcuno potrebbe avere da ridire su alcuni monologhi troppo esagerati): la sua interpretazione fa venire più volte le lacrime agli occhi per quanta passione ci mette. 
Richardson e Robards sono in parte e Dean Stockwell è forse il migliore dei tre uomini del gruppo: meno artefatto, naturale anzi. 
Pellicola che probabilmente scoraggia la sua visione per la lunghezza (due ore e cinquanta quella che ho visto io in lingua originale, quindi non tagliata. Due ore e undici, più avvicinabile, quella doppiata) e che in alcune parti può risultare ostica e apparire troppo datata. 
In effetti è un drammone e deve piacere il genere per affrontarlo con disinvoltura. Però Lumet, come sempre, riesce a mantenere il ritmo talmente teso e la tensione altissima che lo spettatore rimane avvinto e affascinato. Nel suo piccolo una perla se non proprio un cult.
Un film da vedere assolutamente, quantomeno per curiosità.


Voto: ***(1/2)

















Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)  

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