martedì 4 marzo 2014

Hunger, film duro e violento del regista di 12 anni schiavo Steve McQueen. (Sempre con lo straordinario Michael Fassbender)

Oggi vi presento un film durissimo, violento davvero riuscito: Hunger di Steve McQueen (regista che ha fatto furore due giorni fa anche agli Oscar con la pellicola 12 anni schiavo. Da vedere anche Shame, che ha sempre per protagonista il suo attore feticcio Michael Fassbender).
Ecco la recensione:




Hunger di Steve McQueen del 2008. Con Michael Fassbender, Liam Cunningham. (96 min. ca.)
Nel carcere di Long Kesh in Irlanda del Nord si intrecciano le vicende dei prigionieri politici dell'I.R.A., tra cui Bobby Sand, il quale si fa portavoce dei rivoluzionari e deciderà di cominciare lo sciopero della fame (prima avevano fatto lo sciopero dei vestiti e del lavarsi). 
Dramma ad altissima tensione, sporco, carico di violenza. Il regista indaga su certe figure (il carceriere, quello che spazza pulendo l'urina dal pavimento, il protagonista Bobby) e lo fa prendendosi del tempo, con inquadrature lente che mostrano visi persi e doloranti o mani sanguinanti, con scene dilatatissime, lunghe (vedasi inoltre il colloquio del protagonista con il prete) che si intervallano ad altre velocissime, nelle quali i detenuti subiscono ogni sorta di abuso. 





E' dunque una pellicola cruda, triste (con ambienti desolati, angusti, lerci), che lascia senza fiato, dal ritmo sostenuto ma anche sincera. Il rischio di violenza gratuita era altissimo, ma qui sembra tutto realizzato proprio per mostrare le barbarie, la spietatezza degli "aguzzini" in una maniera così realistica da sconvolgere. 
Gli attori sono in gamba (soprattutto però quelli che interpretano prigionieri): Fassbender su tutti però. E' lui che deve interpretare colui che farà lo sciopero della fame e perderà chili e forza a vista d'occhio. Impressionante davvero (anche perché è dimagrito sul serio). 




Il finale onirico potrebbe sembrare troppo estraneo al senso di realtà che permea il film, invece sta tutto lì il significato e la motivazione per cui Sand si è lasciato morire (e con lui altre nove persone).
E' un pugno sullo stomaco, una pellicola ostica e intollerabile non per tutti sicuramente, ma altresì un grande film. Da vedere se si è in vena.
Sullo stesso tema è da ricordare un'altra pellicola magnifica di Jim Sheridan con il grande Daniel Day-Lewis: Nel nome del padre del 1993.


Voto: ***1/2









Il trailer:



Voi l'avete visto? Che ne pensate?





(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)

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