venerdì 21 febbraio 2014

Il Grinta (True Gift) dei Fratelli Coen, remake (o quasi) del film del 1969 con John Wayne e adattamento del romanzo di Charles Portin. Western godibile, spassoso e ottimamente recitato

Il film che vi voglio proporre come ultimo appuntamento di questa settimana con il mio blog è un western molto riuscito: Il Grinta dei Fratelli Coen. 
Non mi dilungherò in premesse perché tutto quello che dovete sapere (o quasi) c'è scritto nella recensione.

Eccola: 



Il Grinta (True Gift) di Joel ed Ethan Coen del 2010. Con Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Matt Damon, Josh Brolin. (110 min. ca.)
Tratto dal romanzo di Charles Portis già portato sul grande schermo da Henry Hathaway con John Wayne [non avendo visto il primo - se non qualche scena - non posso fare paragoni (avevo guardato per forza di cose il sequel, Torna El Grinta, nel quale Wayne era accompagnato da Katharine Hepburn)], è un film western che racconta la storia di Mattie Ross (Steinfeld), la quale vuole vendicare l'uccisione di suo padre da parte del fuorilegge Tom Chaney. Per riuscire a trovarlo e portarlo a casa per farlo impiccare assolda uno dei più temibili sceriffi: Rooster Cogburn (ma anche uno dei più ubriaconi e per di più cieco da un occhio) (Bridges). Verranno aiutati anche dal Texas Ranger LaBoeuf (Damon). Insieme riusciranno a districarsi da mille intralci. Non tutto andrà per il meglio, ma il padre della quattordicenne verrà vendicato in un modo o nell'altro. 



Bella pellicola dall'impianto classico ma che si libera da quei fronzoli (e lungaggini) tipici del genere: ha una freschezza percepibile fin dai primi minuti. L'incipit è appassionante e fa entrare subito nella storia e parteggiare per la giovane Mattie.
Se la regia dei Coen è come al solito impeccabile, la fotografia non ne parliamo, la sceneggiatura idem, chi colpisce veramente (all'istante) è Hailee Steinfeld, di una bravura e di un'espressività incredibili. Il modo in cui pronuncia le battute, le azioni che compie e soprattutto come le compie sono da far sbiancare anche le attrici più "anziane" e con molta più esperienza di lei: una scoperta. (Avrebbe dovuto essere nominata agli Oscar come Migliore Attrice Protagonista- e magari vincerlo -, non essere nominata come Miglior Attrice Non Protagonista: è lei il personaggio principale!) Quasi oscura (anzi, senza il "quasi") l'inappuntabile Jeff Bridges che sfoggia un'andatura alla Drugo, ma ancora più trasandato se possibile (non fosse altro per la parlata), - offre una versione alternativa, nonché un'altra chiave di lettura del personaggio -, anche lui divertente e in parte. Bravo - anche se compare poco tempo - Matt Damon (forse sono influenzata anche da come è vestito e dai baffoni che porta, dato che solitamente lo trovo alquanto scialbo). Simpatica la presentazione del suo LaBoeuf (e i realativi battibecchi con Mattie).
 


Non sarà forse il più bello dei Coen per un sacco di fattori. Ne menzionerò due. 
Il primo: è un remake (più o meno). Un remake di un film con un attore simbolo e un regista capace che ha fatto la storia. 
Il secondo: proprio perché tratto da un libro e visto che deve ovviamente seguire un certo schema, i Coen non possono sfoggiare più di tanto le loro bizzarrie e il loro genio (pur avendo dei dialoghi molto veloci, taglienti, molto simpatici). 
Resta comunque un film godibilissimo e per nulla noioso e prolisso (uno dei difetti che in molti riscontrano, compresa la sottoscritta, riguardo al genere westerrn) che si fa ricordare. Da vedere assolutamente.


Voto: ****/****1/2




 



 Il trailer:



Voi l'avete visto? Opinioni?




(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)

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